Giusto o sbagliato? Questa è una frequente domanda che mi rivolgono i miei studenti; “faccio bene o faccio male”? “Eseguo bene questa questa tecnica questo movimento questa pratica oppure la eseguo male”? E’ una domanda lecita e può avere sicuramente anche aspetti che riguardano l'atteggiamento con cui si predispone una pratica, quindi un allenamento, o l'atteggiamento con cui ci si predispone a studiare un libro di testo; oppure a mettere in pratica un qualcosa che magari ha che fare con il massaggio tuina con la pratica della moxibustione ecc…
Personalmente, preferisco sempre parlare in termini di princìpi, perché hanno una caratteristica estensiva; quindi sicuramente ci sono degli aspetti tecnici che hanno a che fare con eseguo bene o eseguo male, poi ci sono anche degli aspetti individuali, ovvero persone che per loro insicurezza o per loro inesperienza o perché sono abituate ad avere un giudizio, sono alla ricerca di un feedback. Secondo il mitico effetto Dunning Kruger chiedere un feedback è sempre un qualcosa di positivo, ma il feedback non dovrebbe avere un carattere di “giudizio” bensì dovrebbe essere un’ osservazione di un contesto da un altro punto di vista; allora concepito in questo senso, “faccio bene o faccio male” è una domanda più che lecita. Dal punto di vista della rassicurazione che, invece lascia il tempo che trova, è invece una predisposizione errata rispetto allo studio intanto perché quando apprendiamo un qualcosa e stiamo chiaramente seguendo un percorso ben strutturato, deve trascorrere un certo tempo; la pretesa di far subito qualcosa bene, è una pretesa che non ha senso, che non ha funzione; sicuramente l'esecuzione di determinate istruzioni è un qualcosa di obiettivamente utile, e la ricerca di un feedback è appunto importante però nel senso assoluto il processo di apprendimento a tutta una serie di tappe che non possono prescindere dalla condizione di partenza di chi apprende. In senso relativo l'istruzione deve essere appresa in maniera corretta; in senso assoluto l'istruzione rappresenta uno step, un passaggio di una fase che adesso è giusta, ma fra un mese è sbagliata; perché magari in un determinato momento viene eseguita in maniera corretta, ma successivamente è necessario essere in grado di passare al livello successivo; quindi a prescindere dall informazione stessa è l'uso che si fa di questa informazione che fa sì che essa stessa sia funzionale a un certo processo di apprendimento. Tale processo è strettamente individuale perché ci sono persone che hanno più manualità, altre hanno più memoria, ecc… quindi, relativamente a un certo percorso il processo e il tempo sono relativi; quello che è veramente importante è essere nel percorso giusto e essere nel giusto atteggiamento. Riferito all'apprendimento, che è sicuramente un atteggiamento dinamico la parola chiave in questo senso è proprio il “fluire”, cioè l'essere capaci di passare attraverso un'informazione, passare attraverso un processo; e non ultimo ogni processo ha una sua difficoltà, per cui il superamento delle difficoltà consente allo studente che pratica di superare delle resistenze. Sicuramente, chi pratica queste discipline ha già una sua propensione filosofica o un piacere ad apprendere determinati aspetti, ma tutte le fasi dell'apprendimento devono essere in grado di superare la famosa zona di confort, quindi spesso e volentieri giusto o sbagliato viene selezionato anche come un'informazione unilaterale da parte dello studente che intende praticare solo quello che ritiene giusto per sé, o con il quale si sente più sincronizzato, invece è fondamentale la sincronia con l'insegnante! Questa sincronia è bilaterale, anche l'insegnante deve sapersi sincronizzare con lo studente, e proporre quindi una certa dose di pratica, di esercizi e di studio, pratica e studio vanno sempre insieme; per cui l'insegnate porta a costruire nella mente dell'allievo l'atteggiamento più idoneo all'apprendimento, più idoneo individualmente. Spesso si cerca di far riferimento a dei percorsi standardizzati perché questo ci dà più sicurezza, percorsi che sulla carta vanno bene, percorsi che vanno bene perché il tuo maestro e super famoso, ecc… Però quello che fa la differenza è sempre lo studente, è sempre da allievo per cui rispetto al giusto o sbagliato, non mi sento di rassicurare mai gli studenti, perché quando sei troppo sicuro che fai una cosa bene la stai facendo automaticamente ed essendo automatica è una fase che mette fuori gioco tutta una serie di considerazioni critiche che invece debbono comunque essere sempre presenti. Circa quanto ho accennato dell'effetto Dunning Kruger, che è quello che fa sì che la persona impari a superare il concetto della propria auto valutazione e che lo esprima in maniera dinamica per cui sicuramente i feedback vanno saputi richiedere alle persone giuste. e vanno saputi utilizzare in senso positivo e propositivo quindi la parola chiave è “fluire”. Mario Picconi
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