trattato sul taijiquan di zhang sanfeng
Zhang Sanfeng è considerato il padre fondatore del Taijiquan, questo trattato gli è stato solamente attribuito, ed appartiene al materiale redatto da vari autori, che dalla fine dell'800, hanno iniziato a raccogliere gli insegnamenti che appartengono alla tradizione orale del Taijiquan.
Una delle caratteristiche del nostro Taijiquan è che ci rifacciamo ai princìpi fondamentali, applicandoli alla pratica, non solamente alla mera ripetizione di parole vuote, oggi purtroppo la tradizione si esprime solamente nel tentativo di imitare il "maestro".
" Anche nel minimo movimento, l'intero corpo deve essere leggero e agile, e tutte le sue parti collegate. E' necessario stimolare il soffio, concentrare la potenza spirituale, far si che i movimenti non presentino interruzioni, che non abbiano angoli acuti, nè discontinuità.
L'energia ha le sue radici nei piedi, si sviluppa nelle gambe, è comandata dalla vita e si manifesta nelle dita. Dai piedi alle gambe, fino alla cintura, ci deve essere un'unità perfetta; così sarete in grado, sia nell'avanzare che nell'indietreggiare, di cogliere il momento giusto e conquistare una posizione vantaggiosa. In caso contrario il corpo sarà slegato, difetto, questo, proveniente dalle gambe e dalla vita. Questo principio va applicato in qualsiasi direzione. Si tratta di intenzione, non qualcosa di esterno. Ciò che è alto non può essere disgiunto da ciò che è in basso, nè la destra può andare senza la sinistra, nè il davanti senza il dietro; se l'intenzione è di andare verso l'alto, rivolgete il pensiero verso il basso, proprio come quando si vuole cogliere una pianta, e se vi si aggiunge l'idea di torsione, è certo che la radice stessa si romperà e sarà rapidamente distrutta. Bisogna distinguere chiaramente il "vuoto" dal "pieno". Ogni parte del corpo corrisponde al vuoto o alla pienezza.
Il corpo deve essere collegato, articolazione per articolazione, senza la minima discontinuità".
Una delle caratteristiche del nostro Taijiquan è che ci rifacciamo ai princìpi fondamentali, applicandoli alla pratica, non solamente alla mera ripetizione di parole vuote, oggi purtroppo la tradizione si esprime solamente nel tentativo di imitare il "maestro".
" Anche nel minimo movimento, l'intero corpo deve essere leggero e agile, e tutte le sue parti collegate. E' necessario stimolare il soffio, concentrare la potenza spirituale, far si che i movimenti non presentino interruzioni, che non abbiano angoli acuti, nè discontinuità.
L'energia ha le sue radici nei piedi, si sviluppa nelle gambe, è comandata dalla vita e si manifesta nelle dita. Dai piedi alle gambe, fino alla cintura, ci deve essere un'unità perfetta; così sarete in grado, sia nell'avanzare che nell'indietreggiare, di cogliere il momento giusto e conquistare una posizione vantaggiosa. In caso contrario il corpo sarà slegato, difetto, questo, proveniente dalle gambe e dalla vita. Questo principio va applicato in qualsiasi direzione. Si tratta di intenzione, non qualcosa di esterno. Ciò che è alto non può essere disgiunto da ciò che è in basso, nè la destra può andare senza la sinistra, nè il davanti senza il dietro; se l'intenzione è di andare verso l'alto, rivolgete il pensiero verso il basso, proprio come quando si vuole cogliere una pianta, e se vi si aggiunge l'idea di torsione, è certo che la radice stessa si romperà e sarà rapidamente distrutta. Bisogna distinguere chiaramente il "vuoto" dal "pieno". Ogni parte del corpo corrisponde al vuoto o alla pienezza.
Il corpo deve essere collegato, articolazione per articolazione, senza la minima discontinuità".