di Mario Picconi
Il Qigong è suddiviso in diversi stili di pratica, ma fondamentalmente tutti gli stili hanno in comune molti princìpi guida. In particolare viene messa l’attenzione sul fatto che bisogna “entrare in uno stato di tranquillità”, questo è collegato a tre aspetti fondamentali del qigong: 1. regolare la postura 2. regolare il respiro 3. regolare la mente Innanzitutto la parola chiave è “entrare”, perché questo è un processo attivo che prevede di prepararsi ad accedere ad uno stato di “tranquillità”, e non è per niente scontato, in quanto siamo continuamente sottoposti a stress di ogni tipo, e fermarsi, concentrarsi, tranquillizzarsi, richiede una procedura e un’attitudine. La procedura è determinata dall’ordine con cui vengono eseguiti gli esercizi, l’attitudine è quella di predisporsi uno spazio di tempo e di “mente” da dedicare alla nostra pratica personale. Lo stato di calma, quiete, rilassamento che si sperimenta con la pratica degli esercizi di qigong è dovuta al raggiungimento di un alto grado di concentrazione mentale. In questo stato il praticante appare distaccato da tutti gli stimoli esterni conservando un certo livello di consapevolezza; in pratica si realizza una condizione simile alla trance indotta con l’ipnosi, ma si differenzia per la presenza di un alto grado di regolazione sensoriale. Questa regolazione è dovuta all’integrazione di segnali eccitatori ed inibitori, come testimoniato da esperimenti condotti con l’elettroencefalogramma e dalla rilevazione di parametri biochimici. Si può affermare che praticare il qigong produce una sincronizzazione delle onde cerebrali e un incremento del matabolismo intorno al 60% in più, di una persona normale. Quindi parlare di regolazione della “mente” corrisponde in effetti alla regolazione del sistema nervoso centrale, il quale integrato con il sistema endocrino, comporta la produzione di fenomeni di regolazione nell’intero organismo. Pur essendo in relazione a determinate posture ed alla respirazione, lo stato di tranquillità è in relazione al “regolare la mente”. Per mente intendiamo quel livello di coscienza grazie al quale pensiamo, percepiamo, sentiamo, operiamo volontariamente, ed altro ancora. Normalmente la nostra mente è impegnata nella elaborazione di pensieri astratti o di immagini. Nello stato di tranquillità diventa predominante il pensiero concreto basato sui sensi. Normalmante le percezioni sensoriali sono messaggi dovuti a stimoli esterni che attivano connessioni riflesse nel sistema nervoso, e sono quindi fenomeni passivi; quando si pratica il qigong, nel momento in cui ci concentriamo su noi stessi ad occhi chiusi, i segnali esterni si riducono al minimo e i pensieri che ci distraggono vengono anch’essi ridotti. Durante questa fase si producono comunque dei segnali che attivano sensazioni o immagini che non sono in relazione con l’ambiente esterno ma che vengono prodotte dalle nostre facoltà mentali, entriamo in uno stato detto di “meditazione” che per certi versi è paragonabile ad un “sonno cosciente”; sappiamo che durante il sonno il cervello, fra le tante cose, elabora ricordi ed esperienze, in questa fase di quiete lo fa in uno stato di coscienza, lavora quindi in una fase di integrazione consapevole. Questa regolazione della mente è quindi uno stato psicologico sotto il controllo del praticante di qigong. L’intensità della forza di volontà è maggiore nei soggetti addestrati, meno suscettibili ad influenze esterne, che realizzano un processo naturale di sviluppo inconscio, si potrebbe dire che allenano “i muscoli del cervello” a produrre uno stato di tranquillità, verso il quale tendere spontanemente per contrastare gli effetti negativi dello stress e cercare di vivere nel quotidiano una condizione di benessere.
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